L'amore è l'Ingrediente Segreto del Sesso
By: Pleasure House 1-12-2020

Con “polifonia” intendiamo, in musica, l’unione di più voci ciascuna delle quali svolge un proprio disegno melodico. Esempi di polifonia possono essere trovati nelle opere di Bach, in particolare nella composizione Ich ruf zu dir, Herr Jesu Christ. L’opera è anche ciò che le nostre orecchie sentono (le più audaci riescono ad ascoltare nonostante l’ipnotismo della scena) mentre l’ormai cinquantenne Joe spiega, nei dettagli e con chiari riferimenti ad eventi personali, come lei viveva il sesso, nel suo picco massimo di frenesia ipersessuale quotidiana. Il quadro è diviso in 3 scene -3 voci- che rappresentano rispettivamente un piacere sessuale raggiunto attraverso la cura e la delicatezza, uno vissuto e condiviso con l’elegante violenza animalesca e, infine, il piacere dell’amplesso condiviso con la stravolgente passione dell’amore.
Joe (una magistrale Charlotte Gainsburg) soffre di libido accentuata, si reputa il peggior essere umano che esista e lungo tutta la durata della pellicola lo spettatore (o quantomeno noi della PH) non riesce a decidere se detestarla in tutta la sua schiettezza e freddezza o se compatire quella che sotto ogni aspetto sembrerebbe essere una malata patologica incastrata in un circolo vizioso degno delle peggiori dipendenze da droghe.
Le 4 ore divise in due volumi e 8 capitoli di film ci mostrano una donna tanto forte quanto succube, tanto decisa quanto folle, mettersi a nudo sotto ogni punto di vista dinnanzi al suo casuale confessore, l’anziano e mite Seligman (Stellan Skarsgård), il quale, attraverso una potente capacità di ascolto probabilmente dettata da una sentita solitudine, propone continuamente analogie tra le avventure descritte dalla donna e randomici esempi di cultura generale, in particolare letteratura, religione e matematica.
Le 4 ore divise in due volumi e 8 capitoli di film ci mostrano una donna tanto forte quanto succube, tanto decisa quanto folle, mettersi a nudo sotto ogni punto di vista dinnanzi al suo casuale confessore
Il controverso regista Lars Von Trier non ha girato un film erotico, ben che meno pornografico. La pellicola è, anzi, a tratti antierotica, grottesca e a dir poco di forte impatto, in grado di suscitare nello spettatore dubbi morali, personali e non, su quella che credeva essere la sua sfera sessuale.
Si dice che i film di Von Trier ti lascino come quando hai un sassolino nella scarpa, e con Nymphomaniac la metafora non potrebbe essere più azzeccata. Un film che lascia domande e dubbi, ma non come tipicamente succede ai botteghini hollywoodiani il cui finale preferito sembra essere sempre di più quello “aperto”, ma a livello intimo. Crea un senso di dualismo caratterizzato dal desiderio di saperne di più sul proprio approccio al sesso che si contrappone ad un disgusto nei confronti di esso, ma, di nuovo, non chiaramente giustificato.
Intellettuale e sofisticato come il precedente Antichrist del 2009, la pellicola uscita nel 2013, che assieme a Melancholia del 2011 e il sopracitato compongono la Trilogia della depressione, il film è più d’impatto, una giostra di sentimenti e sensazioni che il film propone come un vero e proprio carosello di peni di ogni colore e dimensione.
Sempre a proposito di peni, curiosa ed enigmatica la figura dell’uomo che, tranne in rare occasioni, viene presentato come stupido e succube del proprio attributo o, peggio ancora, dei propri sentimenti. È di facile consequenzialità l’analogia con il più recente La casa di Jack (2018), in cui il protagonista maschile confessa gli episodi avvenuti durante incontri con donne che lui stesso non esita a definire “stupide”. Sentimenti, quelli provati da una buona parte dei coinvolti negli incontri della protagonista, che la giovane Joe (Stacy Martin) sembrerebbe non essere in grado di provare. Nelle mani del caso e accompagnata dalla solitudine, Joe organizza meticolosamente la sua quotidianità per poter raggiungere il soddisfacimento che tanto l’assilla, il piacere sessuale, nonostante una dichiarata anorgasmia che parrebbe non darle pace.
Joe organizza meticolosamente la sua quotidianità per poter raggiungere il soddisfacimento che tanto l’assilla, il piacere sessuale, nonostante una dichiarata anorgasmia che parrebbe non darle pace.
Eterna solitudine e incomprensione, continua ossessione, malattia e follia, disperazione e presa di posizione, amore, violenza, malavita, delusione, emarginazione: la storia della vita di una donna “che ha scoperto la sua fica a 2 anni” e che, dopo quasi mezzo secolo, attribuisce tutti i suoi problemi a quel suo organo così amato e odiato nello stesso tempo, senza mai cadere nel patetico vittimismo ma senza nemmeno porsi troppe domande, cosa che invece, noi da casa, non abbiamo smesso di fare.
In Pleasure House il sesso è gioia e amore, rispetto e scoperta di se stessi, ma quando il sesso diventa patologico, ossessivo e distruttivo, la nostra attenzione non cala, la nostra sete
di sapere non si placa, e invitiamo tutti voi ospit* alla visione dei due volumi di Nymphomaniac dimenticando tutto quello che pensavate di sapere sul colorato e divertente mondo del sesso,
invitando un contorto e distopico mondo di perversione.
“L’amore è l’ingrediente segreto del sesso”, sussurra l’amica alla giovane ninfomane ad un certo punto della pellicola, ma a questo punto ci chiediamo se la ricetta sia uguale per tutti e
quali siano gli altri ingredienti.
Buona visione
È sempre festa nella casa del piacere
